Presentazione
Giardini di Via Ruoppolo al Vomero, Napoli: Ulivo piantato in memoria di Silvia (1997)
Mia madre oggi avrebbe 53 anni, è stata uccisa dalla camorra.
Morte violenta e ingiusta, senza alcuna logica o
giustificazione. Silvia aveva 39 anni, era bella, ma davvero
bella, generosa, radiosa e con un sorriso contagioso.
Don
Tonino Palmese maturò, in occasione della giornata della
memoria e dell’impegno di Napoli del 2009, questa riflessione:
"L’etica libera la bellezza". Concetto che ho
sempre pensato potesse valere anche per il suo contrario:
"La bellezza libera l'etica". La bellezza di
mia madre ha liberato, infatti, nella mia famiglia e in me
l'etica, la voglia insopprimibile di cose migliori e di
giustizia. È la nostra reazione, piccoli ma significativi
gesti quotidiani che onorano la sua vita.
"Faremo insieme una fondazione dedicata a mamma". La prima volta che papà mi disse questa frase ero davvero piccola, avevo dieci anni, mi rese felice, mi fece piangere. Ora, se ci ripenso, mi accorgo di quanto sia stata per me la cosa più importante che potesse mai dirmi.
La Fondazione Silvia Ruotolo onlus "Tutto ciò che libera e
tutto ciò che unisce in memoria di Silvia Ruotolo" è quindi
oggi diventata realtà
e questo per me, mio padre Lorenzo e mio fratello Francesco ha
un profondo e intenso significato, è il nostro modo per urlare
la sua vita, per farla profumare ancora di tanto amore.
Abbiamo
destinato parte del risarcimento economico, ottenuto dal Fondo
di Solidarietà Vittime di Reati di tipo Mafioso (legge 512 del
1999) in virtù della costituzione di parte civile nel processo
penale, per un impegno concreto contro la cultura criminale.
Ma perché una Fondazione e non solo il ricordo
privato?
Ho da tempo maturato un pensiero: "Il dolore per
quest'ingiustizia, non deve essere solo mio, ma deve
rappresentare la ferita ancora aperta di tutta la città di
Napoli e dell'Italia intera. Così come la mia reazione, deve
positivamente contagiare tutto il Paese.
Mia madre, come
le altre vittime innocenti della criminalità, non è morta
nella "normalità" di una malattia, nell’intimità di casa o di
un ospedale, ma tra la gente comune a causa di gesti
scellerati compiuti da criminali senza scrupoli.
Io, come
figlia, ma anche come cittadina, usando le parole di Eduardo
de Filippo non posso far finta che sia: "Cos’ ‘e nient’... ".
La mia più grande debolezza è il dolore di non avere più mia
madre accanto, non vederla più amare mio fratello e non essere
più compagna di vita di mio padre. D'altro canto, proprio
questa fragilità è diventata la mia più grande forza che mi
spinge, ogni giorno sempre di più, a credere che la malavita
organizzata si possa sconfiggere realmente e definitivamente.
La Fondazione dedicata a mamma
si prefigge di perseguire proprio questo
scopo:
contrastare la devianza della sub-cultura mafiosa partendo
dall'infanzia, dall'amara constatazione che chi quel giorno ha sparato,
giovane, così inspiegabilmente giovane, aveva fatto della
criminalità scelta di vita e assurda opportunità per il
futuro.
Silvia quel giorno era esattamente lì dove doveva essere, di
ritorno a casa da scuola, mano nella mano con suo figlio.
Oggi, chi mi dice che mia madre era nel posto sbagliato al
momento sbagliato, che lottare contro la camorra è inutile,
che le cose non cambieranno mai, che così deve andare, non
solo offende la sua memoria, ma anche di chi come Antonio,
Ciro, Mimmo, Marcello, Salvatore, Simonetta, Giancarlo, Gigi,
Paolo, don Peppe, Maurizio, Rosario, Salvatore, Alberto,
Valentina, Paolino, Giuseppe, Claudio, Annalisa, Gelsomina,
Dario, Attilio, Mimmo, Teresa, Vincenzo ha perso la vita sotto
il peso delle mafie.
Quando nel nostro quotidiano la
rassegnazione prende il sopravvento, ricordiamo i nomi di
queste donne e di questi uomini affinchè la loro morte non
diventi vana.
Noi familiari di vittime innocenti così
tragicamente tradite dalla città nella quale viviamo, vogliamo
essere parte di questo mutamento. Basta vittime innocenti e
ragazzi destinati certamente a svolgere una vita non degna di
essere chiamata tale. Mi chiedo cosa stia aspettando ancora
chi, di fronte a questi continui insulti e mortificazioni, si
mostra ancora cosi indifferente.
Memoria vuol dire
impegno, grazie a chi me lo ha insegnato.
Insieme perché crediamo che le mafie si sconfiggono.
Alessandra Clemente